Lo “smoking fetish ” nel film Parthenope di Paolo Sorrentino

Parhenope

Sono andato al cinema a  vedere (ed uso questo verbo non a caso )l’ultimo film di Paolo Sorrentino  :Parthenope .Mi ha moglie che mi conosce ed e’ cinefila piu di me , era stata al cinema prima di me e mi aveva  lanciato la sfida -” vallo a vedere , tanto tu non ci capirai niente ma e’ bello”.( quando si dice la fiducia che le mogli ripongono nei mariti). IO ci sono stato , sono ritornato e per farla felice le ho detto -” bello e’ bello ma non ci ho capito niente. Comunque una recensione per i 4 lettori che mi seguono la lascio.

 

*Parthenope* di Paolo Sorrentino è un film che affonda le sue radici nell’ambiguo e nel misterioso, mescolando il mito e la realtà in una Napoli che sembra sospesa tra passato e presente, tra storia e fantasia. La pellicola è un’opera visivamente potente e ricca di sfumature, in cui l’estetica e il simbolismo giocano un ruolo fondamentale. Sorrentino, come sempre, non rinuncia alla sua firma stilistica fatta di immagini sofisticate, personaggi enigmatici e atmosfere pregne di contraddizioni.

Uno degli elementi più affascinanti e provocatori del film è sicuramente il *feticismo del fumo di sigaretta*, che attraversa la trama come un filo sottile, ma potente. La sigaretta non è solo un accessorio o un gesto quotidiano: diventa un simbolo, un elemento di stile e di seduzione che pervade l’intera narrazione, conferendo un’atmosfera di decadenza e di ossessione.

Nel film, i personaggi, soprattutto le figure femminili, sono spesso ripresi mentre fumano, con una naturalezza che trasforma il fumo in una parte integrante della loro identità. Il gesto di accendere una sigaretta, di portarla alle labbra, di espirare il fumo non è mai casuale, ma viene messo in scena con una precisione quasi rituale. Sorrentino sembra voler farci capire che il fumo, oltre ad essere un atto quotidiano, è anche un atto performativo, un modo per manifestare potere, controllo, e anche vulnerabilità.

Le sigarette sono frequentemente utilizzate in modo molto stilizzato: personaggi che fumano in ambienti sontuosi o in contesti di intimità, mentre si scambiano sguardi carichi di tensione o desiderio. Il fumo sembra avere una funzione narrativa: crea una distanza, ma allo stesso tempo invita a una vicinanza più intensa, come se attraverso il fumo si riuscisse a comunicare qualcosa di non detto. In molte scene, infatti, il fumo si intreccia con i dialoghi, con le emozioni che non vengono espresse apertamente ma che si percepiscono nell’aria.

Il fumo di sigaretta, nel contesto del film, diventa anche una sorta di simbolo di “mascolinità” e “eleganza”, soprattutto nei momenti in cui i protagonisti (spesso uomini) si mostrano mentre fumano, sottolineando l’ambiguità di questi personaggi. È come se la sigaretta fosse un modo per confermare la loro presenza, il loro potere, ma anche per nascondere la loro fragilità. Come spesso accade nei film di Sorrentino, l’immagine esteriore diventa la maschera di un’anima tormentata e inquieta, e la sigaretta è il medium attraverso cui questa maschera prende forma.

Inoltre, l’atto di fumare sembra legato a un desiderio di ricerca del piacere e al contempo all’autodistruzione. La sigaretta, in un certo senso, diventa un feticcio della “decadenza” e della “vanità”, temi ricorrenti nella filmografia di Sorrentino. Il fumo, come una scia che si dissolve nell’aria, sembra voler simboleggiare una bellezza effimera, che scompare non appena raggiunta, un piacere che è insieme appagante e dannoso.

Lo stesso Sorrentino, con la sua regia, contribuisce a esaltare questo feticismo del fumo: la macchina da presa si sofferma sui dettagli del fumo che si solleva, sulle mani che tremano mentre si tiene la sigaretta, sui volti che si nascondono dietro una nuvola di fumo. Ogni scena con una sigaretta sembra essere costruita come un piccolo ritratto, un’immagine carica di tensione erotica, ma anche di malinconia. Il fumo è qualcosa che avvolge e dissolve, come la stessa città di Napoli, tra le luci soffuse e le ombre in cui si muovono i personaggi.

In conclusione, il feticismo del fumo di sigaretta in *Parthenope* è molto più che un semplice elemento stilistico. È una chiave di lettura della condizione dei personaggi, un veicolo per esprimere le loro contraddizioni interiori e il loro modo di interagire con il mondo. Sorrentino trasforma il fumo in un potente simbolo di potere, seduzione, e alienazione, che pervade ogni scena e si intreccia con la struttura emotiva del film. Come il fumo che scompare nell’aria, anche la bellezza e il fascino dei suoi protagonisti sembrano destinati a svanire, ma non senza aver lasciato una traccia indelebile.